IL NORMALE CHE STUPISCE!

Se ti alzi sulla metro a far sedere un anziano…stupore!

Se ti fermi alle strisce pedonali …stupore!

Se alla cassa del supermercato fai passare chi ha un solo pezzo…stupore

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Se restituisci un portafoglio trovato…stupore!

Se ti fermi ad aiutare una donna anziana che chiede un passaggio e l’accompagni dove deve andare aspettandola per riportarla indietro…stupore!

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Se rispondi a un saluto con un sorriso raggiante…stupore!

Se abbracci chi soffre senza parlare solo per trasmettergli calore umano…stupore!

Se fai un qualunque gesto di gentilezza verso gli altri…stupore!

Ma non è possibile, tutto quello che dovrebbe essere normalità …stupisce!

Dovrebbero stupire e infastidire ben altri atteggiamenti, sicuramente contrari a questi.

Dovremmo stupirci quando un giovane non si alza su un mezzo pubblico per far sedere un anziano e dovrebbe esserci un coro di gente che lo fa alzare.

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E invece tutti zitti, pensando che è una vergogna…ma tutti zitti!

Dovrebbero stupirci le facce buie di chi salutiamo per strada.

Dovremmo stupirci di chi ci dice grazie quando lasciamo passare sulle strisce pedonali…è un diritto non un piacere che si fa.

Dovremmo stupirci di chi non sa più accogliere il dolore degli altri,

di chi non fa più gesti di gentilezza, di chi non ha più gentilezza nel cuore e nell’animo.

Questo dovrebbe fare notizia!

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Parliamone!

 

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QUANDO GLI IMMIGRATI ERAVAMO NOI…………..

Buon lunedì e ben tornati!

Non voglio dilungarmi con molte parole e neanche con impressioni e giudizi personali su questo argomento, ma lo voglio toccare.

Vorrei solo dare alcuni dati di fatto per aiutare a valutare l’argomento con lucidità.

Attorno ai primi del 900 migliaia di italiani migrano in America

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e vista la grande affluenza sul proprio territorio l’ispettorato per l’immigrazione del congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti stila, nel 1912,  questo decalogo di descrizione :

“ Generalmente sono  di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in due e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4,6,10. Parlano lingue incomprensibili forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina….. Dicono che siano dediti ai furti, e se ostacolati sono violenti….I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali”.

Tra i tanti immigrati italiani c’era tantissima brava gente che ha portato lavoro e cultura ma c’era anche molta gente non ben intenzionata, non a caso è approdata in americana la criminalità mafiosa. Amati e odiati dalla popolazione americana non era difficile trovare cartelli di questo genere

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Ma anche solo a casa nostra, in Italia, c’è stata nei primi anni 50 un grande spostamento di persone dal sud al nord. E non erano certo i benvenuti, da una parte riempivano fabbriche e davano manodopera ma non piacevano tanto e anche qui i primi cartelli che ponevano distanze si sono visti

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 Poi arriviamo ai giorni nostri dove migliaia e migliaia di extracomunitari e non, si riversano sul nostro territorio italiano.

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Qualcuno scappa dalle guerre, qualcuno dal disagio e dalla povertà, qualcuno dall’impossibilità di avere un futuro “normale”.

E anche qui e di nuovo si scatena il putiferio.

Anche in questo caso arrivano donne e bambini, brava gente e delinquenti, magri e grassi, trasandati e dignitosi.

E anche in questo caso sorgono i primi cartelli

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 Noi partivamo con le navi….loro con barche insicure…ma in entrambe i casi si pagava un caro biglietto!

Noi abbiamo fatto emigrare la delinquenza …e loro anche!

Noi abbiamo portato braccianti che lavoravano per pochi centesimi di dollari…..e loro anche!

Noi … e loro……così diversi e così uguali!!!!!

 Richiedevano un controllo all’immigrazione gli americani nel 1912 lo richiedono gli italiani nel 2017…ma gli italiani sono passati da essere accettati come emigranti a dover accettare gli immigrati!

 

Non c’è scuola che lo insegni……bisogna solo non dimenticarsi del passato !!

 

Parliamone

 

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CI…LEGGIAMO LUNEDI’ !!!!

E CON QUESTA VIGNETTA……….

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VI AUGURO DI PASSARE UN SERENO FINE SETTIMANA……………..

…………….CON LE PERSONE CHE DESIDERATE!!!!!!

 

 

VI RIMANDO A LUNEDI’ E NON DIMENTICATE DI SEGUIRMI ANCHE SU  logo_radio-italia-1_new_def_parte1-1

 

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STORIELLA BUFFA !

Siccome per scrivere i miei articoli prendo spunto da qualsiasi cosa mi capiti o senta nella mia giornata di rapporti umani, vi racconto una buffa storiella raccolta ieri mentre bevevo un caffè al bar!

Nel giro delle conoscenze con cui ogni tanto mi soffermo a sorseggiare qualcosa al bar scambiando due calorose chiacchiere, c’è una bella coppia di nonni, di GIOVANI nonni ( prima che mi picchino quando mi rivedono) che principalmente formano una bellissima coppia di innamorati!

Quando li guardo mi sembrano proprio i classici fidanzatini di Peynet:

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loro ancora si guardano con amore, lui la cura e la coccola lei lo elogia con le parole e lo accarezza con lo sguardo….belli , davvero belli!

Succede che lei, uscendo dalla doccia, scivola, cade e si rompe un polso per cui ora ha un braccio ingessato dalla mano all’ascella.

Ieri arrivano al bar, dopo i saluti di tutti e le varie richieste di informazioni su come era successo e come stava ora, il marito prima, con il galateo che lo contraddistingue,

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prende la sedia e la fa sedere, la sistema, le posa la borsa e il cappotto e poi inizia il racconto sul tragico evento.

L’espressione del suo viso durante il racconto cambia più volte ed è così espressiva e coinvolgente che se anche non avesse parlato…..tutto sarebbe stato chiaro ugualmente: lo spavento, il dolore, la paura…sua di sua moglie e della sua splendida nipotina che vedendo la nonna, svenuta per il dolore, ha pensato fosse morta!

Poi, io l’ho stuzzicato un pò suggerendogli il fatto che adesso tocca a lui fare tutte le cose anche casalinghe……ma , possibilmente, bene  come le fa lei!!!

Dopo un si contrito mi guarda e mi dice “ ora ti racconto il cambio delle lenzuola” :

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così inizia una descrizione ironica di come la moglie avesse già il dubbio che lui fosse in grado di rifare il letto per cui, con il braccio sano, ha cercato di esemplificare le direttive che stava dando svelando a lui i segreti di un letto perfetto con le stesse lunghezze in ogni lato e la piega sulle coperte non più lunga di due spanne.

Così, dopo aver usato il filo a piombo     filo-piombo-18m

e la bolla d’aria  ,livella-a-bolla-d-aria_n1

e aver fatto un letto pressochè perfetto è riuscito ad ottenere dalla moglie un meraviglioso “ si, va bhe….va abbastanza bene!”.

 

Hanno bevuto il caffè e poi presto a casa perché dovevano preparare il pranzo e ….

“ abbiamo solo tre braccia buone”.

Così il marito prende il cappotto della moglie e glie lo infila dal solo braccio possibile, la abbottona le mette il foulard e sostenendola dalle spalle le apre la porta e la accompagna per non che cada…ci manca che parta anche l’altro braccio!

Mi ripeto ma sono belli, belli nel loro conservato amore, belli nella luce che hanno nel guardarsi, belli nella gentilezza che esprimono fra loro e agli altri, belli nell’esempio che danno alla loro dolce nipote che sta riprendendo gli stessi graziosi atteggiamenti.

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Quelle coppie che ammiro e che spero di poter imitare nel tempo.

 

Mantenere l’amore per tanti anni non è semplice, mantenere il rispetto e l’affetto, quella luce negli occhi, quell’aiuto e sostegno che una coppia dovrebbe avere sempre.

Non è facile ma si può, basta mettere davanti ai difetti tutti i pregi, davanti alle cose che ci fanno arrabbiare dell’altro tutto ciò che ci fa sorridere e anche commuovere.

Quando siamo arrabbiati con il o la partner proviamo a pensare a quanto insieme si è costruito, a quanto ci ha fatto sorridere, a cosa ci ha fatto innamorare!

 

Certo, queste cose dette da me che sono al secondo matrimonio potrebbero assumere una piega improbabile…….ma la vita insegna anche questo!

 

Parliamone!

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LE SCARPE ….PARLANO!!!!!

Chi ha potuto seguirmi ieri su logo_radio-italia-1_new_def_parte1-1 avrà notato quanto, io e i magnifici Mario Bargi e Roberta Mucchi, ci siamo divertiti a parlare di scarpe!

Perché, dopo aver messo a posto l’armadio scarpiera di casa mia, mi  sono accorta come , nonostante io sia una che si trattiene molto sugli acquisti, abbia una quantità di scarpe non indifferente.

Ho un’armadio con sei piani più la base con gli “infilascarpe” , in casa siamo in tre: mio marito, mio figlio e io.

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Secondo voi, chi occupa cinque dei sei piani?????

Ma perché mai le donne comprano così tante scarpe?

E’ così che ho iniziato a smanettare sul web per provare a farmi un idea.

Quello che si scopre è veramente…… un mondo!!!!!

Primo fra tutto trovo una descrizione di me ( ma sicuramente anche di tutte voi donzelle ) davanti a una vetrina : quando “ci incantiamo, con ossequioso rispetto davanti a un paio di scarpe che ci paiono fatate, le uniche degne di essere indossate proprio con quel vestito..…( cit.Valentina Nizardo) “.

Non ditemi che non vi è mai capitato, oltre a entrare nel negozio, comprarle e felici…….indossarle una volta sola e poi mai più….ma se non le compravamo……..” ecco mi servirebbero quelle scarpe là..”….e disperate avremmo affermato di non avere “ neanche un paio di scarpe”!!!!!

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Ma quindi cos’hanno queste scarpe che attrae le donne, per cui sono oggetto di desiderio, e gli uomini per cui diventano un fattore di attrazione erotica?

Scarpe come passione, a volte come ossessione.

Scarpe come shopping compulsivo per tirarsi su il morale.

Scarpe come surrogato di qualcosa d’altro.

Scarpe come desiderio, amate così tanto da far pensare al feticismo, perché non solo il piede nudo piace, specialmente all’uomo, ma un piede ben vestito può far nascere l’attrazione fatale!

Scarpe come oggetto erotizzante: secondo l’interpretazione data da Freud e Jung, essendo il piede una rappresentazione fallica, la scarpa sarebbe il simbolo erotico al femminile: verrebbe cioè calzata dal dolce piedino di una donna ( che oggi misura quasi sempre un numero 40) risvegliando e attivando sensazioni sensuali!

In fondo se ci pensate in molte culture si trova la passione del piede: nella medicina cinese esso è la base della salute

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nella cultura araba si dipinge con l’hennè

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nell’antica Roma gli schiavi li lavavano ai loro padroni.

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Oltre a tutto ciò, secondo la dottoressa Anna Maria Sepe, le scarpe rappresentano un’estensione di sé stessi: dalle scarpe indossate da una persona si possono dedurre status sociale e tratti psicologici, emotivi e relazionali.

Quindi sappiate che (sempre secondo la dottoressa sopra citata)  se indossate sovente stivaletti o anfibi o ancora scarpe con la zeppa siete particolarmente aggressive.

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Chi sceglie sempre scarpe di marca o costose sono donne che si preoccupano della gestione delle loro relazioni.

Chi invece usa sempre le stesse scarpe o scarpe trasandate pare siano persone con difficoltà a formare relazioni e che non badano al giudizio degli altri tendendo a reprimere le proprie emozioni.

Un tacco 12 è invece sinonimo di un carattere tendenzialmente imprevedibile e molto femminile.

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Nella scelta delle mitiche “ballerine” o anche dette ”paperine”( per la classica camminata a papera che ne deriva) si legge una personalità ingenua e fanciullesca.

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Insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le personalità!

Ma secondo voi, poteva non esserci anche qualcosa che riguardasse sogni e scarpe??? Certo che no, ed ecco quindi che la stessa dottoressa interpreta i nostri sogni legati alla presenza delle scarpe!!

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Per esempio sognare di perdere una scarpa e affannarsi per ritrovarla significa perdita di un rapporto o rottura sentimentale.

Così come sognare di camminare scalzi o con le scarpe rotte e sfondate indica mancanza di capacità o impossibilità di affrontare una determinata situazione.

Sognare di indossare scarpe strette viene interpretato come una relazione soffocante o una situazione che ci va stretta e sognare di non trovare il numero giusto di scarpe pare indichi ansia, pena o insoddisfazione per qualcosa che forse manca!!!!

Insomma …siamo così, dolcemente complicate…. ( come dice la Mannoia) e anche un semplice oggetto come le scarpe per noi diventa simbolo erotico, affettivo, psicologico e morale…..forse siamo un po contorte ma se non fossimo così……chi farebbe girare le balotas agli ometti??????

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Parliamone!

 

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CREDEVO FOSSE MALATTIA E INVECE ERA ANSIA…………

 

 

Pare che una persona su 50 soffra di ansia, ad un certo punto della vita ne vieni colpito e , chiaramente, le donne più degli uomini!

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Nell’arco della vita te lo senti dire più volte : non hai niente è solo ansia, oppure no tranquilla è stress, o ancora cerca di rilassarti hai troppe cose da fare e la testa va in tilt….e via di questo passo.

A volte è vero, a volte no.

A volte malattie serie o comunque effettivi disturbi vengono scambiati per attacchi di ansia.

Ultimamente me lo stò sentendo dire da più parti, allora come al solito mi metto in discussione e mi analizzo.

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Dunque non stò lavorando…non come comunemente si intende il lavoro, ma sto facendo cose nuove, diverse, che mi piacciono….fra queste scrivere in questo blog che porta un certo impiego di tempo.

Poi, come tutte le donne conduco la mia casa e famiglia: composta da marito, figlio, due cani e un gatto. Non nomino la figlia perchè ormai vive per conto suo con il fidanzato.

Poi ho un progetto, anzi abbiamo un progetto con una parte della mia famiglia, che piano piano prende forma….forse!

Insomma la giornata tipo inizia alle 6 con la sveglia a mio figlio a cui bisogna girare il letto perché apra gli occhi.

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Quando, alle 7,  tutti escono di casa mi lavo mi vesto e muovo il mio blog.

Un occhiata ai social, alle notizie e poi inizio con la parte casalinga: fai i letti , lava il bagno, stendi i panni ( che la lavatrice gira di notte che costa meno), spazza e lava i pavimenti e si fanno le 10,00. Se ho appuntamenti esco (se no me li cerco)…torno alle 13 preparo pranzo e lo consumo.

Alle 15 vado a prendere mio figlio alla stazione ( una volta col cavolo….zaino in spalle e camminare) ma oggi facciamo le chiocce.

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Lo porto a casa e ricomincio , faccio i miei giri, tratto con i miei contatti, parlo, dialogo, discuto…insomma mantengo le pubbliche relazioni della mia vita. E quando torno a casa preparo cena per noi e per i nostri amici animali , non prima di essermi appoggiata un po sul divano insieme a mio marito per due chiacchiere.

E bhè????? Mica mi deve venire l’ansia no????

Quante donne fanno questo e anche di più….e poi sono felice, sto facendo cose che mi piacciono…cose che sono nelle mie corde……..eppure….pare che certi sintomi che ho potrebbero essere ansia.

AAANSIAAAA….ma che parola è????

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Sembra una parola che indica qualcosa che non esiste….come faaantaaasmaaa!

E infatti l’ansia non esiste , è una forma mentis impalpabile che ti fa sentire, in tutta la loro concretezza, ogni singolo sintomo….allora esiste….è una malattia??? AIUUUTOOOOO ….non mi ci raccapezzo più…..non so se quello che sento sia ansia o meno certo posso capire perché viene più alle donne che agli uomini…….loro usano il divano….il divano è la cura…..quando torni a casa distenditi sul divano e non pensare a nulla……..lascia le cose da fare…non guardare i pavimenti, il disordine, la cena da preparare ….stenditi sul divano e aspetta…..qualcuno preparerà cena….forse!

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DAL NEGOZIETTO……… ALL’ONLINE

Mi sono ritrovata a ragionare sul mondo degli acquisti.: su come è cambiato il modo di acquistare oltre a come sono cambiate le necessità.

Ho quasi 52 anni quindi posso parlare dei cambiamenti dagli anni ‘70 ad oggi.

Ricordo che, quando ero bambina, le esigenze erano diverse.

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Per esempio a scuola si andava, dalle elementari alle medie, con il grembiulino e questo metteva tutti sullo stesso livello: sia i bambini di famiglie facoltose che potevano permettersi vestiti più belli e sofisticati ( gli abiti firmati erano ancora meta lontana), sia quelli provenienti da famiglie più umili ( quelli che avevano il vestito bello per andare a messa la domenica e quelli più consumati per tutti i giorni).

Così come le scarpe: c’erano quelle belle che si usavano pochissimo e quelle per tutti i giorni che generalmente si facevano risuolare almeno due volte….se non cambiava il numero, e poi c’erano le scarpe da ginnastica….solo per la palestra!

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In quell’epoca si comprava solo lo stretto necessario. Si andava in vacanza ad anni alternati, c’era una macchina sola per famiglia, andare al cinema era un ‘evento straordinario e la pizza si andava a prendere e si mangiava esclusivamente a casa.

Allora, specialmente, si faceva la spesa “giornaliera” nei negozi di borgata, quelli sotto casa.

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I supermercati non esistevano ancora e si comprava ogni giorno quello che serviva per pranzo e cena.

Poi, nei primi anni ottanta, sono sorti i primi grandi magazzini e così piano piano ci siamo abituati a fare la spesa settimanale e a comprare anche quello che non ci serviva.

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L’era del consumismo ha preso piede e dai grandi magazzini presto si è passati ai mega centri commerciali.

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Dagli anni novanta ad oggi la tecnologia ha raggiunto livelli elevatissimi e oggi c’è la possibilità di fare la spesa comodamente seduti a casa, si può ordinare i prodotti che preferiamo e con poca spesa di trasporto possiamo farcela recapitare a casa: utile per chi ha difficoltà di movimento, per chi è anziano e solo ( ma deve saper usare internet) ,per chi non ha mezzi di trasporto……..e per chi vuol essere servito!

Noi ancora non abbiamo queste abitudini ma i nostri figli faranno sicuramente solo più acquisti online, avranno un’impostazione di vita in simbiosi con la tecnologia dove ogni cosa della propria casa sarà verificabile e controllabile dalle app telefoniche.

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Il futurismo tecnologico è alle porte.

Con questi sistemi molti lavori che una volta hanno dato da mangiare ai nostri vecchi spariranno per ,speriamo, far posto a nuove opportunità : non bisogna farsi cogliere impreparati!

 

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E’ GIUSTO GIUDICARE?

“Ci ho messo tempo, tanto tempo a decidere se scrivere o meno queste poche righe sui fatti di Lavagna. Se ho deciso di farlo è un po’ perché sento che mi riguardano da vicino, da troppo vicino, un po’ perché mi provocano un dolore insopportabile e, scrivendone, mi illudo che diminuisca. Ma dirò poche cose, le mie posizioni antiproibizioniste non sono un mistero per nessuno. Vede, signora, non voglio farle la morale e nemmeno giudicarla. In un certo senso, scrivere queste righe mi dà pena e imbarazzo.Che fosse stato o meno partorito dal suo ventre, la morte di un figlio è il dolore più immenso che possa capitarci. Merita il rispetto di chiunque, anche di chi, come me, trova quanto lei ha fatto incomprensibile, per certi versi orrendo e assolutamente innaturale”.

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Questo l’inizio di una lettera scritta da un giornalista alla madre di quel ragazzo suicida per essere stato sorpreso con della marijuana in tasca(per la lettura completa vi rimando al link http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/17/ragazzo-suicida-a-lavagna-lettera-a-sua-madre/3396353/ ).

Sono stata davvero colpita ed esterrefatta nell’avere riscontrato sui social uno scatenamento di giudizi accusatori verso questa mamma.

Posso capire gente comune, e poi ancora, che si lancia in disquisizione pro e contro gli atteggiamenti di una madre coinvolta in questi eventi, ma che un giornalista, dopo aver fatto una premessa  che dichiara di “nono voler fare la morale e nemmeno giudicarla” vomita tutta una serie di accuse, responsbilità e giudizi su di una madre il cui figlio è appena morto suicida, lo trovo quantomeno grottesco.

Trovo questa lettera assolutamente di cattivo gusto. Credo che nessuno possa permettersi di giudicare e criticare la decisione di questa madre perché nessuno può sapere il legame, i problemi, le difficoltà che possono esserci.

E poi ….si, una madre può anche arrivare a denunciare un figlio, come può succedere tra moglie e marito, tra figli e genitori.

Se non si conosce il contesto a volte è molto meglio tacere.

E se lei si fosse già accorta di aver fatto la mossa sbagliata? Ha forse bisogno di qualcuno che glie lo ribadisca?

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Sono situazioni intime e familiari e non si sa quali fossero gli equilibri di quella famiglia.

Non sappiamo quali siano stati i passaggi per cui questa mamma è stata spinta ad arrivare alla denuncia verso il figlio.

Non sappiamo!

Se poi nel tempo usciranno cose che possono cambiare le prospettive dell’avvenimento se ne riparlerà ma per ora l’unico dato di fatto è che c’è una madre e una famiglia che piange un figlio suicida….un ragazzino..sicuramente fragile.

A mio parere quindi  questa lettera di accusa, giudizio e intrisa di cattiveria non andava pubblicata.

 

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Ma non tutti riposano….

Ci si augura buon fine settimana convinti che tutti abbiano due giorni di meritato riposo!

Ma ormai da tempo non è più così!

Non  è  mai stato così e non lo è per i medici, gli infermieri, i barellieri, i cuochi, gli artisti e tutti coloro lavorano per far mangiare e divertire gli altri, per chi conduce mezzi di trasporto.

Non lo è da tempo per chi lavora nelle cliniche, nelle comunità alloggio di ogni genere, nelle case famiglia.

Da qualche anno non lo è più per le commesse dei supermercati e per gli operai .

Probabilmente, per poter far girare tutto giorno e notte, presto non lo sarà più neanche per le banche, le poste e tutti gli uffici pubblici.

Quindi pero ora, chi ancora può, goda di questa fortuna e apprezzi e rispetti chi per noi lavora il sabato e la domenica!!!!!!

Vi aspetto

lunedi pronta per scrivere ancora per voi ….e per me!

 

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CAPTANDO STRALCI DI DIALOGHI

Sono stata, l’altro giorno, per circa mezz’ora o poco più, davanti ai cancelli del tribunale di Torino aspettando mio marito che doveva fare dei documenti.

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Sostando li si possono raccogliere chiacchiere e dialoghi di tante persone che dal tribunale escono con le loro storie, i loro successi e i loro tormenti.

Una donna, accompagnata da quello che probabilmente era il suo avvocato, rivelava all’uomo quanto si sentisse finalmente sollevata a chiudere “questo problema”: si è poi dilungata nel discorso dando particolari che lasciavano intendere una sua denuncia per stalking, una lunga battaglia e una vita quotidiana messa a dura prova da chi la tormentava.

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E poi passato un signore, avanti con gli anni, molto distinto alto e magro con un viso segnato da profonde rughe e, all’uomo e la donna che lo accompagnavano dice con voce tremante:” Non avrei mai pensato, alla mia età, di arrivare a questo….dover denunciare il proprio figlio….non me lo merito”. Solo dopo questa frase ho iniziato a guardarlo bene in viso e ho notato un grosso ematoma che si estendeva dalla guancia all’orecchio…….un nodo in gola mi ha chiuso il respiro…avrei voluto abbracciarlo!

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Dalla lunga scalinata del tribunale degna del teatro Ariston di Sanremo scendono due donne probabilmente mamma e figlia e la frase che mi raggiunge è stata :” Aspetta non correre…lascia che si allontani……non voglio incontrarlo, in fondo ha avuto quello che si merita no? Così noi abbiamo un pò di soldi per vivere meglio, no? L’ho sai che l’ho fatto anche per te vero? Sei contenta?”. Non so esattamente i dettagli, chiaramente, ma credo si trattasse di una separazione non proprio serena ma quello che ha attirato la mia attenzione è stato l’assoluto mutismo della ragazza….nessuna delle domande della madre ha ricevuto risposta!

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Ho poi colto il dialogo di condomini arrabbiati tra di loro , di un commercialista messo in mezzo ad una situazione delicata da un  cliente moroso, un’ azienda denunciata da un proprio dipendente, una disputa tra una signora e l’ente che eroga l’energia elettrica e un professore che aveva sporto denuncia verso un genitore di un suo alunno.

E tutto questo in poco più di mezz’ora e dalle sole persone che si sono fermate per qualche minuto davanti al punto in cui ero io!!!

Chissà quante storie si potrebbero raccontare solo intervistando le persone che escono da li dentro.

Chissà quante storie conoscono i giudici, gli avvocati e coloro girano attorno a questo mondo.

E chissà quanto ci si lascia coinvolgere nell’entrare dentro queste storie come giudici che devono equilibrare l’asticella o come avvocati che difendono la versione del loro protetto.

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Chissà quanto i soldi entrano in gioco in queste storie.

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Chissà quanto, invece, l’amore, la passione, la capacità e il senso di responsabilità possono prevaricare sull’aspetto economico del professionista di turno di fronte ad un anziano malmenato dal figlio o a una qualsiasi richiesta di aiuto da chi possibilità economiche non ne ha.

Parliamone!

         

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