Ci sono eventi che proprio non possono passare inosservati.
Uno di questi è quando un genitore decide volontariamente di togliere la vita al proprio figlio al quale, per altro, l’aveva data.
E’ sempre tremendo il solo pensiero di un essere umano che ne uccide un altro, ma assolutamente inconcepibile diventa quando a farlo è un genitore verso un figlio.
I casi agli onori della cronaca sono moltissimi, purtroppo, e sono molto vari.
Ci sono state mamme che hanno ucciso figli piccoli e pare non se ne ricordino più, o perlomeno il loro cervello sembra ne abbia cancellato ogni traccia forse troppo dolorosa.
Padri che hanno fatto questo gesto e, dato che il cervello non è stato di aiuto, si sono poi tolti la vita o almeno ci hanno tentato.
Mi domando quale disperazione possa far apparire “quella” la decisione migliore per tutti.
Uccidere un figlio è un po’ come suicidarsi perché uccidi una parte di te, perché l’hai cercato e creato tu, l’hai voluto tu.
Puoi essere disperato perché tua moglie ti ha lasciato, ma quale può essere la colpa di tuo figlio?
Puoi essere disperato perché scopri di avere una brutta malattia, ma quale colpa può avere tuo figlio?
Puoi essere disperato per la bancarotta della tua azienda, ma quale colpa può avere tuo figlio?
E’ forse meglio la morte all’abbandono, alle cure, alle battaglie?
Già, ma è facile fare questi ragionamenti a mente lucida e senza quel genere di problemi.
E allora come poter aiutare chi stà andando in quella direzione?
Quali possono essere i segnali che bisogna saper vedere per spostare l’attenzione di chi si sente di fronte al nulla?
Non ho risposte a questi dubbi e a queste domande, certo è incomprensibile come a volte conosci gente che lotta con le unghie e con i denti per sopravvivere a malattie che devastano, e altre volte conosci persone che decidono di uccidere se stesse o i suoi affetti più cari.
E’ importante che chi si sente solo e sconsolato si rivolga a qualcuno, chiunque: un amico, un estraneo anche un numero di un centro di ascolto con la quale a volte si riesce di più e meglio a chiedere aiuto e aprirsi in uno sfogo liberatorio.
E’ molto difficile capire la mente umana, ancora di più lo è quando “ l’oscuro” ne prende possesso.
Parliamone!
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