Quante volte ci troviamo a ripetere, dialogando con amici e conoscenti, che tanti lavori stanno sparendo, che la tecnologia e non solo stà togliendo tanti lavori e che non esistono più i “mestieri di una volta”!
Bene, in merito a questo ho trovato un articolo di Laura Bonani su il corriere della sera che indica i lavori che attualmente sono più a rischio con l’avvento dell’alta tecnologia :
: 1) cassieri, commessi, receptionist rischiano tra il 92-96% pare siano in assoluto i più a rischio, da oltre 10 anni infatti, casse automatiche/ chioschi digitali/app per smartphone prolificano. E quasi non ci siamo accorti che ‘il loro lavoro’ (prima) era svolto da persone in carne ed ossa;
2) in cima alla lista, con il 99% di probabilità, ci sono poi gli addetti al marketing, gli agenti assicurativi, i consulenti fiscali-bancari. Specie oltralpe, piattaforme internet super sofisticate hanno rimpiazzato chi ha ancora queste mansioni vis-a-vis;
3) oscilla intorno al 90% la minaccia di sparire di ferrovieri e autisti. I treni automatizzati si vanno affermando su larga scala e la Google-car (l’auto che si guida da sola) è già stata concepita e testata.
Nello stesso articolo troviamo anche l’elenco dei lavori invece meno rottamabili che inserisce con lo 0,4% di probabilità le maestre elementari tra le più difficilmente sostituibili in quanto le qualità psicopedagogiche/affettive per insegnare ai bambini non è facile replicarle. La stessa percentuale di rischio hanno anche i chirurghi. Essere sotto i ferri di un robot, non è una prospettiva che si delinea.
Gli avvocati, invece, rischiano per il 3,5%, addirittura uno studio britannico indica le mansioni degli ‘assistenti legali’come facilmente ripetibili dalle tecnologie esistenti.
In breve, a essere più protetti dal rischio ‘estinzione’ sono i lavori legati all’ intelligenza emotiva, alla creatività nonché quelli in cui il rapporto cliente-consumatore è strategico.
Ma fa ancora una segnalazione Bank of England: sono unici e preziosi gli ingegneri. In robotica e in informatica…of course. Quelli, cioè, che lavorano per creare robot sempre più ‘intelligenti’.
(dati rilevati da articolo del corriere della sera a firma Laura Bonani)
A questo elenco vorrei però aggiungere alcuni mestieri che non stanno scomparendo per la tecnologia ma per l’avvento del consumismo, dell’usa e getta, dello spendo meno ma quando non mi piace più lo butto.
E’ diventato sempre più difficile trovare “il calzolaio”: quello da cui andavi non solo a far riparare le scarpe (che una volta prima di buttare risuolavi almeno due volte e cucivi e incollavi, insomma quando le buttavi erano veramente “sfruttate”) ma anche la borsetta se si scuciva, la cartella di scuola se si rompeva, la sella della vespa e tutto quello che era possibile riparare.
Altro lavoro sempre meno usato da chiunque è il o la sarta/o : e non tanto quello che confeziona abiti da capo a piedi ma chi aggiusta, modifica e trasforma abiti già esistenti. Oltre al fatto che non si tramanda più da madre in figlia la capacità di rammendare e ricucire, ormai quando qualcosa si strappa o si consuma si butta via senza rimpianti.
E vogliamo parlare di quei negozietti che riparano tutto? Dalla radiolina all’orologio, dal ferro da stiro al frullatore e tutti i piccoli guasti di ogni cosa per cui una volta ci si ingegnava per riportare in vita………ora si butta, non vale la pena, con lo stesso prezzo si compra la cosa usata….e la montagna di immondizia cresce!
Insomma quel che voglio dire è che è vero che la tecnologia si sostituisce sempre più alle mansioni umane ma tanto vuol dire l’indirizzo consumistico che l’essere umano stesso ha voluto dare alle cose.
E siamo alle solite…..le solite vie di mezzo sarebbero le migliori soluzioni : va bene la tecnologia e lo “sveltimento” delle cose ma tutto ciò che è possibile sistemare o riutilizzare perché non provare a tornare a farlo?
Parliamone
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