Che ne sanno i 2000….dice una canzone!

Mai come questa volta me ne sono accorta.

L’altro giorno parlavo con mio figlio, classe 2001, della canzone portata da Giorgio Faletti a Sanremo nel lontano 1994 dal titolo “Minchia signor tenente”.

Non l’aveva mai sentita così abbiamo parlato del testo e del suo significato: anche dalle canzoni a volte possono nascere belle argomentazioni da utilizzare per insegnare qualcosa.

Dopo qualche giorno mi dice: “sai mamma sono andato a cercare quella canzone, bella davvero, intensa ma…..una cosa non capisco: parla di rischiare la vita per un milione al mese….ma non è poco!”.

Dopo un’attimo di mia perplessità ho risposto “si ma guarda la data della canzone!”.

Ci ha messo un momento ad arrivarci ma la risata che ne è scaturita è stata notevole e poi in coro ” eh già che ne sanno i 2000!”.

La nostra cara lira, tu guarda che differenza: con un milione di lire al mese si arrivava a stento a fine mese ma con un milione di euro al mese…….eeeh bhe….sarebbe un’altra vita!

Certo, sono tante le cose che i nati in quegli anni non hanno conosciuto ma credo che la lira sia quella che da maggiormente l’idea del cambiamento abissale e della differenza.

In diciotto anni una trasformazione economica e culturale esagerata.

Pensate, ad esempio al cellulare, allora erano telefoni e basta.

I messaggi e le telefonate costavano cari e si aveva cura di non sprecarli.

Per i ragazzi al massimo serviva per darsi appuntamento ma il fine era trovarsi, stare insieme….rapporti umani!

Ora? Ora al cellulare manca solo più di fare il caffè e preparare il pranzo poi è perfetto.

Internet, whatsapp, messanger…tutto incluso, i ragazzi si parlano, discutono, si innamorano, comunicano….tutto li…..e non si incontrano più…..rapporti umani ridotto all’osso!

La solitudine si presenta e non si accorgono che di tempo per essere soli ce ne sarà già tanta: con l’età e la vita che scorre si perdono amicizie, se ne trovano altre, cambiano gli amori ma per ogni cosa serve il contatto umano, vedersi, abbracciarsi, una manata sulla spalla, un gesto di affetto….meglio non rischiare di perdere tutto questo perché anche per queste cose può finire il genere umano.

Incontratevi ragazzi, siate allegri, felici, caciaroni e anche un po rumorosi ma vivete e fate sentire che ci siete.

Siete la nostra continuità, la linfa, la vita di questo mondo!

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Sempre di razzismo si tratta!

 

A volte non ci si rende conto come certi atteggiamenti e certe credenze possano essere, non solo fonte di disagio per chi le subisce, ma vere e proprie forme di razzismo in nome di quella diversità che non viene mai accettata, presunto che di diversità si tratti.

Dalla razza ariana ai neri, dai “musi gialli” alle distanze tra nord e sud dello stesso paese, dal portatore di handicap alla diversa appartenenza sessuale per arrivare a chi ha i capelli rossi……..tutte forme di razzismo, di distinzione, di forza, di bullismo tra esseri umani tutti facenti parte della stessa categoria : LA RAZZA UMANA!!!!

Pel di carota, Anna dai capelli rossi, lentigginosa, roscio per passare ai detti per cui

il più bravo dei rossi ha gettato sua madre nel fosso, oppure roscio di capelli spruzza veleno, si abbuffa di pane e muore nella notte….. dove l’appellativo “roscio” ha la stessa connotazione dispregiativa di “negro” o “muso giallo”. Una discriminazione che non conosce confini difatti un proverbio russo cita “Non c’è mai stato un santo con i capelli rossi”.

A chi porta i capelli rossi si associa un brutto carattere : irascibile e intrattabile, una focosità sessuale, alcuni dicono siano cattivi, egocentrici e da bambini capricciosi.

           

Ma nulla di tutto ciò è provato scientificamente.

Ecco che la solita storia della diversità prende piede, salvo poi scoprire che del 60% delle donne che si tingono i capelli il 26% li tinge di biondo, il 27% di castano o nero e il 30% di rosso!

Anche nella storia troviamo traccia di queste forme di razzismo dove gli

antichi Greci credevano che le donne rosse si trasformavano in vampiri e

Aristotele dichiarava che le donne con la chioma rossa non erano emotivamente ”addomesticabili” in un epoca in cui le donne erano già ritenute esseri inferiori da addomesticare. E gli antichi romani? Loro pagavano molto più cari gli schiavi rossi e lentigginosi, non si sà perchè più rari o perchè nessuno li voleva.

Ci sono poi i vari pensieri legati agli stati di appartenenza: in Danimarca  per esempio è un grande onore avere un figlio rosso mentre in Corsica se si incrocia camminando una persona con i capelli rossi bisogna girarsi e sputare( ma non si capisce se perché portino fortuna o sfortuna), in Polonia invece se si superano tre “portatori di rosso” consecutivamente si vince alla lotteria

 La realtà dei fatti è che Il rutilismo, perché questo è il suo nome scientifico (chiamato anche gene normanno) è una caratteristica delle persone che hanno capelli rossi, biondo ramato o castano ramato….. piuttosto ampio il genere.

Quindi, e lo dico a tutti, ma specie a chi spera di non avere figli con i capelli rossi come se fosse una disgrazia, essere con i capelli rossi è una caratteristica come un’altra e se un bambino cresce capriccioso, maleducato e indisponente non sono i capelli rossi ma come è stato educato dai genitori che, pensando in cuor loro che essere rosso sia una punizione o una malattia, lo ricoprono di coccole, vizi e permessivismi che lo rendono poi……un rosso intrattabile….ma uguale sarebbe per un biondo, un moro o un castano!

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Quando una canzone…….

https://www.youtube.com/watch?v=DMII8e1Exnk&feature=share

Aprite questo link e ascoltate, con le orecchie, con il cuore, con gli occhi di un bambino!

 

Mirkoeilcane……. questo il nome di un ragazzo che parteciperà, nelle nuove proposte, al prossimo Sanremo!

E quindi?? Direte voi…..e quindi…..ho casualmente sentito domenica pomeriggio la sua canzone, non sapevo che per i partecipanti a quella categoria non vige l’esclusiva sanremese, e l’ho trovata bellissima: di spessore, di contenuto, di denuncia, forte…..che farà discutere!!!

Ci saranno quelli che, amando le canzonette orecchiabili, diranno che “non si ricorda e non è musicale”!

Ci saranno quelli che…. “a Sanremo non servono testi impegnati” o ancora quelli che diranno “eh ma non è cantata è parlata”, dimenticandosi che Faletti ha aperto le porte a questo modo di cantare.

Insomma diranno molte cose e avranno anche tutti ragione ma, personalmente, credo sarà una canzone che si ricorderà.

In ogni caso un modo delicato per vedere e far vedere e sentire una tragedia attraverso gli occhi di un bambino, con la stessa intensità, dolcezza e commozione del film “La vita è bella”.

Perché dal mare, in questo tremendo commercio di esseri umani, non arrivano solo i delinquenti, gli assassini e gli stupratori….arrivano principalmente uomini ,donne e bambini disperati mischiati ad altri…ma ci sono anche loro, specialmente loro.

Ed è bello che un giovane del nostro tempo abbia pensato a mettere in musica tutta questa disperazione cercando un modo perché queste notizie non diventino la normalità!!!!!

 

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FACCIAMO I GENITORI!

Napoli,  Torino e chissà in quanti altri posti bande di ragazzini rapinano, picchiano, uccidono (più o meno volontariamente) e l’aggressività e la violenza che dimostrano è incredibilmente esagerata.

Ma cosa scatena tanta aggressività?

Noia? Necessità? Senso di forza? Necessità di onnipotenza?

Cosa?

A volte si parla di ragazzi di famiglie povere e disagiate, altre provengo da famiglie bene: due mondi accomunati dalla violenza.

Da una parte non hanno nulla, o molto poco, emotivamente e concretamente, dall’altra hanno tutto….o almeno così pare. Ma evidentemente in entrambi i casi un grande vuoto spinge questi giovani verso certi estremismi .

Spesso non si considera quanto sia importante il tempo che passiamo con i nostri figli, la qualità di quel tempo, quanto gli diamo ascolto e quanto parliamo con loro.

È necessario che a colmare le difficoltà, le paure, i bisogni (quelli morali) dei figli, specie se adolescenti, siano i genitori.

È ora di smettere di dare la colpa di ogni cosa alla scuola, alla società, agli altri…..i figli li abbiamo voluti e cercati, nella maggior parte dei casi,  allora bisogna prendersi la responsabilità di educarli. Dobbiamo metterli primi nella nostra lista di cose da fare.

Se i matrimoni finiscono l’essere genitore non finisce mai.

Se un genitore manca (perché se ne va o muore) l’altro deve sopperire e non vuol dire che deve accontentare il figlio in tutto, dandogli tutto compresa la ragione anche quando sbaglia, ma significa a volte annullarsi un pò per stare dietro a loro! Ci sarà poi il tempo per le nostre necessità.

Bisogna smettere di pensare che i figli hanno sempre ragione: quando un insegnante della scuola d’infanzia ci fa notare particolarità caratteriali, quando alle elementari degli atteggiamenti magari aggressivi ci fanno richiamare dalle maestre, quando i professori delle medie o delle superiori ci fanno notare che nostro figlio risponde male o è irrispettoso non diamo per scontato che non è possibile, che il nostro ragazzo/a è il migliore che lui è bravo e che loro sbagliano, spesso i genitori sono gli ultimi a sapere davvero come sono i loro figli.

                                                              (cosa è cambiato oggi da questa immagine?)

Bisogna saper ascoltare e interagire con chi ci circonda: amici, colleghi, insegnanti….se ci viene detto qualcosa non voltiamo lo sguardo da un’altra parte difendendo a spada tratta e non vedendo gli sbagli che stanno compiendo i nostri figli.

Accettiamo, mettiamoci in discussione e aiutiamo questi ragazzi a non sentirsi soli.

Anche dimostrando la nostra fragilità di genitori si può insegnare loro a diventare più forti, più sani più uomini e donne!

Insegniamo regole e rispetto, dimostriamo loro, con il nostro comportamento, le regole e il rispetto.

Ascoltiamo loro e gli altri.

Equilibriamoci!!!!

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EGOISMO VS ALTRUISMO….CHE SIA UGUALE?

Dopo anni passati ad osservare me stessa e gli altri credo di poter affermare che fondamentalmente egoismo e altruismo in qualche modo si equiparano.

Diciamo che , probabilmente, esiste una forma di egoismo più brutto e uno più bello?

Oppure uno più cattivo e uno più buono? O ancora uno più introverso e l’altro più estroverso?

Diciamolo come vogliamo ma non cambia molto il risultato.

Analizzando i termini vediamo che la parola egoista indica un insieme di atteggiamenti e comportamenti finalizzati unicamente al conseguimento dell’interesse del soggetto che ne è autore.

Quindi l’egoista si comporta in modo tale da soddisfare il proprio ego con l’aggravante che per farlo è disposto anche a calpestare diritti e sentimenti altrui.

L’altruista è colui che ha la qualità (morale) di interessarsi al benessere dei propri simili. Colui che aiuta, porge la mano, offre la spalla, c’è sempre per aiutare gli altri.

Ma l’altruista si comporta così perché oltre a fare del bene agli altri, in realtà fà del bene a sè stesso. Anche lui gratifica il suo ego ma con un accento positivo verso gli altri.

Quindi, alla fine, è sempre una forma egoistica, all’estrema ricerca di soddisfare sè stessi.

Perché, diciamocelo, aiutare qualcuno che ha bisogno, stare ad ascoltare chi  vuole parlare, asciugare le lacrime di chi soffre, curare chi è ammalato e tanto altro ancora fa bene a chi riceve ma sazia tantissimo colui che offre, chi dà se stesso, il suo tempo, le sue conoscenze, il suo amore, la sua amicizia…..

Fare del bene, gratifica l’animo dell’altruista tanto quanto l’egoista si sente gratificato quando agisce per soddisfare sè stesso.

Quello che cambia è il soggetto ricevente : o se stesso o l’altro.

E’ un po’ contorto come ragionamento ma è quello che ho pensato analizzando me stessa: io tendo sempre a darmi disponibile in più situazioni anche se poi devo scapicollarmi con i miei impegni e lo faccio davvero con il cuore e volentieri, d’impeto e volontariamente. Lo faccio per dare supporto a chi ha bisogno ma, in fondo, questo modo di essere mi fa stare bene, mi gratifica, mi riempie il cuore e allora……..lo faccio anche per me!

Ecco da cosa, secondo me, nasce l’equivalenza :

vivo per gli altri = gratifico me stesso : forma buona di egoismo.

vivo solo per me = gratifico me stesso: forma meno buona di egoismo.

Ma esiste anche:

vivo solo per me e passo sopra a chiunque = gratifico me stesso : forma di egoismo cattivo!

 

E voi che ne pensate?

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E se vincevi tu???

Qualche giorno fà, nel mio bel paesello la dea bendata ha fatto cadere una bella vincita arrivata dalla lotteria italia.

E non vi dico cosa si è scatenato : telefonate, messaggi su waths app e facebook, tutti che volevano sapere se i fortunati eravamo noi!

Mamma mia che apprensione, che interesse, che curiosità……….

Ma se avessero detto che a Rosta c’e una famiglia che, improvvisamente senza reddito, ha bisogno di aiuto e sostegno economico??. Avrei avuto tutto questo interesse nei miei confronti?

Bhe, se devo essere sincera……..si, penso proprio di si e probabilmente anche dalle stesse persone.

Quando dico di ritenermi fortunata lo dico anche per questo motivo: so di essere amata e benvoluta e so di avere amici veri che mi aiuterebbero fossi in difficoltà.

Ma il punto è un’altro : cos’è che scatena questa curiosità folle e irrefrenabile? Cos’è che fa parlare un paese intero domandandosi chi sarà, forse lui, forse lei o magari quelli là che……!!!

Sicuramente la pura curiosità certo ma, probabilmente, anche un pò di invidia, più o meno “sana”. Quell’invidia che ti fa salire un po di rabbia e pensare che “mannaggia ma non potevo vincerli io?” salvo ammettere poi di non avere neanche comprato il biglietto!

Ancor più certo è che ognuno di noi ha iniziato a pensare che” se li avessi vinti io ….avrei fatto….”.

Nasce anche, in queste situazioni, una sorta di giudice illustre in ognuno di noi, che ci porta ad affermare con certezza chi merita e chi no una vincita così. E allora si sprecano i ” speriamo che non piova sul bagnato” o “almeno che abbia vinto chi ne ha bisogno” e via di questo passo.

E invece l’unica cosa che è certa è che a vincere sicuramente è CHI HA COMPRATO IL BIGLIETTO!!!!!

E si perchè è inutile star li a far tante parole, se il biglietto non l’hai comprato, nessuna possibilità!

E’ un destino anche questo: finchè c’è stato mio papà in vita tutti gli anni ne comprava uno per lui e mia mamma e uno lo regalava a me…..almeno avevo qualche possibilità. Poi mia mamma ha continuato a comprarne uno per sè, sempre, tutti gli anni , sempre in quella tabaccheria (quasi)……meno quest’anno. Stavolta era ammalata e alla fine non l’ha comprato……..era destino!

Quindi sale questa ricerca spasmodica del vincitore per sapere se farà beneficenza, se aiuterà qualcuno, se ” se lo merita”,se se se …….se si ricorda di noi…perchè in fondo è questo che vorremmo…tutti….che si ricordasse di noi!

Ma noi? noi che faremmo vincessimo tutti quei soldi?

Bhe, posso dirvi cosa farei io!

Io se avessi in mano tutti quei soldi in un colpo solo e neanche guadagnati o sudati, sicuramente ne userei un terzo per togliere i debiti di alcune persone tra amici e parenti, portarli con un bilancio che pareggia perchè possano ripartire con le loro forze.

Ma questo non per buonismo forzato o non so che altro, semplicemente perchè sono convinta che una cosa così non è frutto di sudore, di fatica, di duro lavoro ma di fortuna, solo fortunato destino e quindi va almeno un po condiviso!

E con il resto metterei a posto alcune cose familiari e cercherei l’ investimento migliore.

E poi tutta la mia vita proseguirebbe come prima: con gli stessi amici, gli stessi divertimenti, le stesse abitudini……la stessa me!

E voi, che fareste?

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DIGNITA’.

Sono rimasta esterrefatta qualche, giorno fa, quando una giovane donna, amica di mia figlia, mi ha detto di vergognarsi del suo lavoro!

Ho pensato, caspita, è già difficile fare un lavoro che non piace ma farne uno di cui ci si vergogna…..dev’essere tremendo.

Ma cosa farà mai questa donna di così vergognoso?

Pongo la domanda e la sua risposta mi provoca, prima un sospiro di sollievo ( come voi stavo immaginando chissà cosa) e poi un gran sorriso.

La giovane esegue lavori di pulizia nelle case: insomma fa la colf, la governante, la donna delle pulizie.

Tutto qui.

Un normalissimo lavoro, come tanti altri, come può essere fare l’operaia, lo spazzino, il postino, l’impiegato, la maestra, la commessa, il farmacista, il direttore di banca, il benzinaio, la barista e tanti, tanti altri lavori tutti seri, veri e dignitosi.

Il problema, forse, nasce dal nome che viene dato al lavoro stesso?

Bene allora cambiamolo, se ci fa sentire meglio. Nel caso in questione, invece di dire “ faccio pulizia” o faccio la “colf” (che si è iniziato ad usare già perché fa più chic) troviamo un’alternativa.

Io ne ho trovata una : “ Responsabile dell’igiene di abitazioni private, uffici e negozi”!

Si RESPONSABILE, di un gruppo di persone o di se stessi, perché come tutti i lavori va svolto con responsabilità.

Woooow come riempie la bocca e, probabilmente, anche l’ego di chi fa questo lavora e anche questo serve ed è importante.

Magari dicendolo in questo modo ci si rende conto dell’importanza di questo ruolo che spesso sostituisce, quando è ripetuto e continuativo nella stessa famiglia, la presenza costante di una madre che lavora fuori casa ( perché nonostante tutte le lotte femministe resta maggiormente la donna, nel pensiero comune,  che si occupa di faccende domestiche e sempre lei che si sente in difetto non potendole svolgere).

Ci si accorge dell’importanza di chi passa, ad uffici chiusi, a rendere pulito e profumato l’ambiente di chi tornerà al lavoro il giorno dopo.

Casomai si dovrebbe vergognare chi sporca e agisce in modo maldestro senza rispettare il lavoro altrui pensando che tanto poi ci penserà chi pulisce!

Di nessun lavoro bisogna vergognarsi quando questo è onesto, legale e dignitoso.

E nessuno, dico NESSUNO deve sentirsi migliore di un altro per la sua posizione lavorativa.

Infatti non è tale posizione che fa di un uomo o una donna un essere migliore, così come non è la cultura, intesa come sapienza appresa sui libri,  che fa un essere umano intelligente!

Possiamo distinguere lavori pesanti fisicamente, altri intellettualmente, lavori in cui non ci si sporca altri unti e bisunti, lavori in cui si stà troppo in piedi altri troppo seduti.

I lavori possono avere diverse caratteristiche ma tutti, se svolti bene, sono DIGNITOSI.

Quindi direi che, anche in questo caso, è solo la visione delle cose, dei problemi, della vita che ci appesantisce o alleggerisce il fardello che portiamo.

Proviamoci e anche il “ fardello” può trasformarsi in “opportunità”!

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L’Epifania tutte le feste porta via!

Faccio mia questa bella citazione che da due giorno gira sul web……….e dopo il lungo lavoro di questa notte……………vi auguro una serena e leggera buona Epifania!

 

“Altro che befane!
Siamo come diamanti.

Uniche e preziose…

Il dono più bello che avessimo potuto ricevere è quello di essere ciò che siamo.

Donne!!

Chi dice donne dice danno??????

…. è vero……. perché……

danno la vita,

danno la speranza,

danno il coraggio,

danno il conforto,

danno se stesse per amore”…..(cit)

 

Buona Epifania sorelle…..scaldate le scope e volate libere nel cielo!!!!!!!!

 

E domani……….ritiriamo gli addobbi, le luci gli alberi….ma teniamo nel cuore la gioia e l’allegria che portano queste feste!!

 

Coerenza

Ok adesso basta, feste finite, scorpacciate fatte, chili presi in abbondanza….che tutto torni come prima!
Si, lo so , c’è ancora l’epifania, devono arrivare i re magi…. ma dai su, a parte chi ha bambini per casa, non trovate scuse, è un sabato come un’altro.

Solo che i negozi sono chiusi, i supermercati anche, al massimo andate al cinema o al ristorante…….ah no..no no…mi sono sbagliata….tutto aperto, tutto come se fosse un giorno qualsiasi.
Ecco appunto allora se è un giorno qualsiasi….BAAAAASTAAAAAAAA non voglio più sentire dire auguri, buon anno ecc ecc.
Bon, ad un certo punto tutto va avanti nella normalità non è che dobbiamo farci gli auguri fino a marzo!
Accetto solo gli auguri per l’epifania, le filastrocche, gli scherzi, le vignette che mi danno della befana eccetera….un po scontati ormai, ma li accetto e mi divertono!

E’ che a volte divento davvero ipersensibile a queste forme forzate di buonismo e finta gioiosità. Non stò parlando di quelle persone che non senti per tutto l’anno ma sai che non ci si sente per lontananza, lavoro, vita quotidiana diversa o situazioni simili, parlo di coloro che sai benissimo che ti evitano volutamente, che non rispondono ai messaggi o lo fanno distrattamente, quelli  che sai essere infastiditi dalla tua presenza, anche se virtuale, e poi in queste feste iniziano a mandarti messaggi, gif, filmati e scritti a sfondo natalizio convinti che questo li renderà più buoni e adatti a partecipare alla messa di mezzanotte!
Detto questo pensavo che la COERENZA dovrebbe essere uno stile di vita.

Bisogna saper essere coerenti con le proprie idee, con i propri credo politici e religiosi, con le proprie affermazioni e con se stessi.
Spesso ci troviamo a dire agli altri cosa sarebbe meglio dire o fare in alcune situazioni e poi quando ci ritroviamo noi facciamo l’esatto contrario. Tutti bravi a dire come educare, come studiare, come parlare, come vivere e poi???

Allora, forse, in linea con il mio pensiero di “equilibrio” bisogna iniziare a “dire” un pò meno agli altri e parlare un pò di più a se stessi.
Lo dico a voi ma sopratutto a me stessa: spesso mi capita di ricevere sfoghi, richieste di aiuto, idee e soluzioni rispetto a situazioni familiari, educazione dei figli e molto altro: a me piace molto ascoltare e spesso faccio miei i problemi altrui, vivendoli come personali, mettendomi in gioco, confrontando quali sono stati i miei atteggiamenti di vita in situazioni simili per poi proporli, adattati alla persona che mi interpella e ai suoi racconti e bisogni.

Ma il giudizio è sempre in agguato, il dire non devi o devi, l’istinto a dare le proprie soluzioni, l’innalzarsi a giudice….tutto li, dietro l’angolo pronto a creare più danni che soluzioni.
E’ quindi, dopo questa riflessione, credo che il primo atteggiamento che cercherò di sviluppare e migliorare in questo nuovo anno sarà proprio la coerenza (più di quanto già non pensi di esserlo) atteggiamento di vita che avvicina sempre di più al mio motto per cui………..
…………………..PER SALVARCI DOBBIAMO EQUILIBRARCI!…………………………..

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