Fra le mie varie amicizie e conoscenze ho un amico e consigliere molto apprezzato nonché mio paziente lettore.
Si tratta di un uomo intelligente e preparato che, come lui stesso si descrive, ora nullafacente per età ha il tempo di stare in mezzo alla gente ( sempre in compagnia della sua dolce “ragazza”) ha tempo di andare al bar e chiacchierare, quando riesce ad intrufolarsi negli argomenti, con la gente del paese.
Chi mi legge da tanto sa che sto parlando del “lui “dei miei “Valentini”di Peynet.
Nella sua estrema semplicità e rispetto mi ha suggerito questo argomento.
L’ascolto.
Si perché, in effetti non si ascolta più o mai la persona che parla con te.
La si sente certo ma non la si ascolta nei contenuti, o perlomeno non con la dovuta attenzione.
Spesso ci si incontra e dopo saluti e convenevoli scatta la domanda “ e allora come va, stai bene?”, tu inizi a raccontare qualcosa in risposta ma dopo poche parole vieni interrotto, con situazioni personali che apparentemente sono simili ma, non avendo proseguio nell’esposizione non c’entrano per nulla o peggio sono altro.
Oppure, ancora, “cosa mangi oggi? ( sempre per stare sul vago) e appena cominci a rispondere…ecco che interviene l’interlocutore “a me non piace”, continuando con la sua preferenza o ricetta.
Insomma non si capisce se è un confronto, peraltro non richiesto, o se si stia facendo una gara non dichiarata.
Forse, oggi come oggi, la necessità impellente di tirare fuori il cellulare per dare un’occhiata tende a far tagliare gli argomenti.
Resta il fatto che è vero quello che ha notato l’amico lettore.
Non si riesce mai ad ascoltare l’altro con la dovuta attenzione, dando importanza a quanto ti sta raccontando.
Si tende sempre ad interrompere, mettendo davanti il proprio pensiero sull’argomento trattato. In realtà è anche giusta l’alternanza di esposizione ma dovrebbe essere alternanza e non sovrapposizione.
Non penso questo dipenda dalla presenza della tecnologia ma, forse, più dall’ inconsapevole voglia di dominare o, più semplicemente, di raccontarsi convinti come siamo che le nostre esperienze interessino a tutti.
Questo argomento portatomi agli occhi con tanta dolcezza e sensibilità mi ha fatto notare, in realtà, che si tratta proprio di un mio grande difetto che cerco sempre di correggere, riuscendoci però un po’ poco.
Ascoltare le persone è un bel modo di rapportarsi ed è rispettoso.
Forse un pò tutti pecchiamo in questo, magari inconsapevolmente.
Si dovrebbe ascoltare di più specialmente quando si fanno domande, o ci si interessa della persona che si ha di fronte, magari senza dare suggerimenti non richiesti, altrimenti è come dire “ ti chiedo come stai ma non mi interessa”!!!
Luisella
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